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CONCORSO NAZIONALE
“10 febbraio”

 

Nasce la Repubblica Italiana senza un confine

 

INDICAZIONI DI RICERCA SCUOLE SECONDARIE I CICLO

 

 

(versione pdf)

 

L'accoglienza degli esuli giuliano-dalmati nella difficile ricostruzione dell'Italia nel secondo dopoguerra.

• I CRP (Centro Raccolta Profughi) nella mia regione/provincia.
• I quartieri giuliano-dalmati nella mia città.
• Vie, strade e piazze intitolate alle località o a personalità dell'Istria e della Dalmazia.
• Lapidi e monumenti dedicati alle vicende del confine orientale.
• Interviste ai nonni/bisnonni: come avete ripreso a vivere, lontani dalla vostra terra?
• I villaggi giuliano-dalmati nella filatelia (francobolli italiani sulla Venezia Giulia e Dalmazia).
• Personaggi giuliani nella prima Repubblica: Fausto Pecorari, Leo Valiani, Antonio De Berti, …

Alcune tracce dal web:

1. http://www.tuttostoria.net/%5CDocumenti%5Cesuli_giuliano dalmati_in_Italia.pdf
Un saggio sui Giuliano-Dalmati in Italia; le ultime pagine riportano tabelle con alcuni dati sulla dislocazione dei profughi.

2. https://www.youtube.com/watch?v=TpSrh_1s0z8
Un filmato su Youtube sull'arrivo a Fertilia (SS) degli esuli istriani e la ricostruzione della cittadina.

3. https://it.wikipedia.org/wiki/Francobolli_italiani_su_Venezia_Giulia_e_Dalmazia
Una pagina di Wikipedia sulla filatelia riguardante l'esodo istriano-fiumano-dalmata.

 

INDICAZIONI DI RICERCA SCUOLE SECONDARIE II CICLO

La nascita della Repubblica e il confine conteso della Venezia Giulia. “

Nel ricordo del dolore disperato di quest’ora, nella tragedia delle genti nostre di Trieste, di Gorizia, di Pola, di Fiume, di Zara, di tutta la Venezia Giulia, le quali però, se non hanno votato, sono tuttavia presenti, poiché nessuna forza materiale e nessun mercimonio immorale potrà impedire che siano sempre presenti dove è presente l’Italia.” (Discorso di apertura dell’Assemblea Costituente del 25 giugno 1946 del Presidente provvisorio dell’Assemblea Vittorio Emanuele Orlando, già Presidente del Consiglio dal 1917 al 1919).

1) L’esclusione dal voto referendario “Monarchia-Repubblica” e dall’elezione dell’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946 di sei province dello Stato italiano (Trieste, Gorizia, Pola, Fiume, Zara e Bolzano). Ragioni politiche.

2) Condizione dell’Italia al 2 giugno 1946 e alla Conferenza della pace di Parigi del 1946:

- Paese “debellato” a seguito dell’armistizio senza condizioni dell’8 settembre 1943 e pertanto occupato militarmente e privo di soggettività internazionale. Non prende quindi parte alle trattative di pace tra gli Stati vincitori, essendone soltanto oggetto passivo. Non mutano la situazione giuridica la cobelligeranza con gli Alleati e la partecipazione alla Guerra di Liberazione (1943-1945)
- L’Italia democratica deve essere comunque “punita” per la “guerra fascista” 1940-1945. La pena sarà la perdita di tre quarti della Venezia Giulia - assegnata all’Italia dai trattati che avevano posto fine alla Grande Guerra 1915-1918 - di due comuni piemontesi e di tutte le colonie di oltremare.
- Il discorso di Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio italiano, alla Conferenza di pace di Parigi (10 agosto 1946).
- Il discorso di Benedetto Croce all’Assemblea Costituente (24 luglio 1947).
- La definizione del trattato come DIKTAT da parte dell’Assemblea Costituente; le Note diplomatiche al riguardo del Ministro degli Esteri Pietro Nenni (20 gennaio 1947), del Governo italiano (11 febbraio 1947) e i messaggi del Presidente dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini (1 marzo 1947) alle quattro grandi potenze (Francia, Gran Bretagna, URSS e USA) per chiedere la Revisione del Trattato.
- L’alternativa posta al Governo italiano fra la ratifica del trattato e l’accettazione delle clausole punitive e il diniego di ingresso all’ONU e degli aiuti economici americani del Piano Marshall e dell’ERP (European Recovery Program).

3) La definizione del confine orientale italo-jugoslavo e la questione alto-atesina. (primavera-estate 1946):

- La visita nelle province della Venezia Giulia della Commissione Interalleata per la definizione del confine giuliano con la Jugoslavia: manifestazioni filo-italiane e filo-jugoslave a Trieste, Gorizia, a Pola e in Istria (adunate, cortei, striscioni, cartelli, scritte sui muri, palme delle mani dei bambini dipinti con il tricolore da mostrare ai Commissari sfuggendo al controllo della polizia jugoslava).
- Proposta italiana di uno Stato Libero per Fiume e Zara.
- L’Accordo De Gasperi – Gruber per l’Alto Adige e il “Plebiscito negato” per Pola e l’Istria. La diversità politica e militare delle due situazioni.
- Entrata in vigore del Trattato di pace del 10 febbraio: 15 settembre 1947. La restituzione all’Italia di Gorizia e del Basso Isonzo e il progettato Territorio Libero di Trieste (Zona A e Zona B).

4) La Cortina di Ferro e la Guerra Fredda.

- Il discorso di Winston Churchill, ex-premier che aveva guidato la Gran Bretagna nella 2^ guerra mondiale, a Fulton (USA) il 5 marzo 1946: “Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente”.
- L’Italia al confine con il Blocco Sovietico sulla Linea Morgan che divide la ex-Venezia Giulia italiana (1945 – 1948).
- La svolta della Jugoslavia di Tito e l’uscita dal Cominform sotto controllo sovietico (giugno 1948).
- Conseguenze della Guerra Fredda sulla politica italiana (1945 – 1954): la “Questione di Trieste”, i Moti di Trieste del 5-6 novembre 1953 e i Caduti insigniti di Medaglia d’Oro, l’ingresso dell’Italia nella NATO (aprile 1949) e nell’ONU (dicembre 1955).
- Le posizioni dei partiti politici in Italia di fronte alla questione giuliana.

5) La condizione delle minoranze linguistiche negli stati nazionali.

- La cosiddetta “lingua d’uso” nelle famiglie come discriminante della nazionalità. Il problema delle “opzioni” per la cittadinanza italiana degli italiani della ex-Venezia Giulia e di Zara. Il bilinguismo e le sue applicazioni.
- Il “modello” italiano dell’Alto Adige, della Valle d’Aosta e dell’attuale Friuli Venezia Giulia.
- L’esperimento di tutela della ormai “minoranza” italiana in Istria e a Fiume (Repubbliche di Slovenia e Croazia), dal Memorandum di Londra del 1954 agli Accordi bilaterali degli anni Novanta, e secondo le attuali legislazioni slovena e croata.